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Coronavirus: quando terminerà questo tsunami?

Purtroppo questa emergenza Coronavirus (o Covid-19) ci sta facendo vivere una situazione veramente difficile. Alzi la mano chi si aspettava una pandemia in questo assurdo 2020. Tutto quello che abbiamo da sempre chiamato quotidianità è stato inesorabilmente spazzato via… proprio come uno tsunami.

Come se tutto questo non bastasse, insieme alla nostra quotidianità abbiamo perso moltissime persone. Un aspetto che sicuramente viene prima di tutto e per cui proviamo un silenzioso senso di rispetto. A loro devono essere rivolte le nostre preghiere o anche solo un pensiero in caso non siate credenti.

Quali altri danni ci aspettano?

Ovviamente in questo articolo non faremo considerazioni sui motivi di questa crisi, ne tantomeno ci sentiamo in grado di analizzare la situazione sanitaria parlando di responsabilità, picchi, statistiche e dati sui contagi, morti e persone in terapia intensiva. Lasciamo questo (triste) compito a chi sicuramente è più bravo di noi in questi aspetti.

Quello che possiamo fare è riflettere insieme a voi su quello che “lascerà” il Coronavirus alla fine di questa emergenza. Si, pensiamo già al domani, questo senza dimenticare il presente e con la folle convinzione che un giorno tutto questo sarà solo un triste, fortissimo e doloroso ricordo. Dobbiamo farlo per noi e per i nostri figli. Il Coronavirus sparirà prima o poi, anche se avrà cambiato inesorabilmente le nostre vite.

Come sappiamo bene oltre all’emergenza sanitaria c’è anche quella economica. Molti “esperti” sono sicuri che farà molti più danni rispetto a quella sanitaria. Anche in questo caso non ci sentiamo in grado di dare risposte certe, quello che possiamo dire è che anche a livello economico il Coronavirus accompagnerà le nostre vite per molto tempo.

Allo stato attuale molte fabbriche sono chiuse, al pari di tante piccole e medie imprese che ogni giorno portano avanti l’economia di questo nostro paese. In molti lo definiscono il motore principale della nostra economia, aspetto su cui ci sentiamo di concordare pienamente. Eh si perché l’economia del nostro paese è fatta anche di persone come voi che ogni giorno passano presso il nostro punto vendita, persone che danno da lavorare ad altre persone e che come tutti noi sono chiuse in casa in attesa di un segno di normalità che tarda ad arrivare.

In tutto questo ci sono gli interventi che il governo sta attuando per cercare di colmare questo periodo di inattività, anche se come sappiamo bene sono solo dei palliativi che non riescono a farci stare tranquilli. Alla luce di tutto questo la domanda nasce spontanea… quando torneremo alla normalità?

La normalità

Veramente difficile rispondere. C’è chi paventa una piena ripresa delle attività già dal mese di giugno, mentre i più pessimisti non vedono luce fino a dopo l’estate. Come avrete già capito da soli, l’unica cosa certa è proprio l’incertezza. Quello che sembra chiaro a tutti è che ci vorrà veramente uno sforzo comune per tornare a riprenderci la nostra amata normalità dopo questa emergenza Coronavirus.

Quelli di voi che lavorano con il pubblico sperano che questa situazione non lasci troppi strascichi a livello amministrativo e finanziario, magari anche grazie a quello che dovrebbe essere un piano specifico per il rilancio sanitario del nostro paese. Come abbiamo visto c’è bisogno di nuovi ospedali e di nuove strutture sanitarie, queste potrebbero essere delle interessanti opportunità per molti di voi.

Discorso diverso per chi lavora con il privato. Il piccolo risparmiatore come ne uscirà? Chi aveva messo i soldi da parte per effettuare quel doveroso intervento di restauro sulla propria casa avrà ancora il potere economico per intervenire? Darà priorità al restauro oppure rimanderà il tutto in attesa di tempi migliori? Anche in questo caso siamo senza risposte certe purtroppo, ma c’è la speranza che l’italiano possa rinunciare a qualche vacanza, alla macchina nuova e magari concentrare il suo potere di acquisto su l’unico bene certo di cui dispone… la casa.

Il nostro miglior alleato

Come detto in precedenza queste sono solo delle nostre speranze. Si perché allo stato attuale è veramente difficile fare delle supposizioni supportate da fatti. A chi si avventura in questo vanno i nostri più sinceri auguri.

Abbiamo però uno straordinario alleato dalla nostra parte in questa difficile battaglia contro le perplessità e contro questo tremendo Coronavirus, il nostro orgoglio. Lo sappiamo bene, siamo un popolo con moltissimi difetti. Ci “scanniamo” per una partita di pallone, siamo quelli che rimangono a vivere con i genitori fino a 55 anni, mangiamo solo pasta e pizza perché il cibo delle altre nazioni “fa schifo”. Eppure c’è qualcosa di più in noi, qualcosa che è emerso prepotentemente in questo momento difficile. Il nostro orgoglio.

Non stiamo parlando delle “colorite manifestazioni” di appartenenza patriottica a cui abbiamo assistito in queste settimane. Non basta affacciarci al balcone e cantare l’inno (alle 18 in punto altrimenti sono dolori) o cantare una canzone popolare per sentirci ITALIANI. Quello di cui stiamo parlando è la straordinaria corsa alla solidarietà verso il prossimo, il rispettoso dolore per i morti portati via dai camion dell’esercito a Bergamo, il grande GRAZIE che dobbiamo a chi sacrifica la sua vita per curarci al meglio nei nostri ospedali. Tutto questo deve necessariamente essere unito a chi, proprio come noi, resta a casa per tutelare la sua salute ma anche quella degli altri. Ci siamo, incredibilmente, riscoperti un popolo unito.

Facciamogli vedere chi siamo

Volendo essere ancor più concreti, quello che maggiormente ci ha colpito è proprio la straordinaria voglia di ripartire. Quella voglia di fare che difficilmente emerge a chi ci conosce superficialmente (ci riferiamo in particolare a qualche “simpatico” conduttore televisivo estero che aveva definito la nostra iniziale quarantena come un’opportunità per non andare a lavoro). Siamo un popolo che ha sempre avuto straordinari talenti in diversi campi, da quelli artistici a quelli ingegneristici, da quelli culinari a quelli letterari. Tutto il mondo ci ha sempre invidiato per quello che siamo stati nel corso dei secoli. Alla fine dei conti siamo o non siamo il Bel Paese?

L’Italia, in questo particolare momento storico, è come il più bravo della classe che inspiegabilmente un giorno prende 4 al compito in classe. Il peso di quel brutto voto è ancora maggiore perché inaspettato e criticato aspramente da tutti. Alla fine quello che resta è che il più bravo della classe rimarrà tale e che l’invidia di chi ha criticato rimane sempre e solo invidia.

L’Italia si rialzerà perché la sua gente ha sempre saputo farlo, magari da sola come in occasione di terremoti e altre catastrofe naturali che ci hanno colpito, o aiutata da qualcuno che ci ha teso una mano.

Ci riuscirà perché noi siamo italiani!

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